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I Sette Giorni - 6° giorno


di MissSerena
13.08.2024    |    6.519    |    8 9.8
"Nel momento in cui Keia m’infilò tutta la mano nel culo venni per l’ultima volta, ma questa volta finendo sdraiata sul letto, esausta ma appagata come non..."
Passai la mattina del sesto giorno a pensare cosa dire a mio marito se avesse mai telefonato, sperando che ciò non accadesse. Del resto, come spiegargli che non solo ero stata il centro di un’orgia con quattro uomini, che mi avevano scopata anche due alla volta, ma soprattutto che avevo goduto in modo incredibile, senza farmi alcuno scrupolo di coscienza anche nei suoi riguardi.
Arrivai alla conclusione che di fatto il mio matrimonio si poteva considerare finito, non solo perché Leon non mi avrebbe mai perdonata, neppure se avessi donato tutta l’eredità alla chiesa, ma perché non sarei mai più riuscita ad andare a letto con lui, e fingere non era certamente una delle mie qualità migliori.
Così avvolta nei miei pensieri pranzai cercando di stare un po’ in disparte, ma come ebbi finito venne a chiamarmi Freya, una ragazza biondissima che aveva sempre un gran sorriso.
“Ti vuole parlare Madame Loraine, quindi se vuoi seguirmi ti porto subito da lei.”
La ringraziai per la gentilezza, anche perché avevo ancora grossi problemi ad orizzontarmi in quella casa che aveva un numero incredibile di stanze.
Una volta entrata nello studio della tenutaria la vidi che stava guardando su un grosso televisore col notaio Galson, il rapporto che avevo avuto con quattro uomini il giorno precedente, commentandolo, come se si trattasse di un normale film, e per un residuo di senso del pudore mi vergognai di me stessa.
“Bene Priscilla, vedo che alla fine stai apprezzando la prova che stai portando avanti, insomma volendo tuo zio c’aveva visto giusto.” mi disse la donna accendendosi una sigaretta.
“Mi scusi Madame ma non capisco.”
“Vedi mia cara ragazza il vecchio buon George, pensava che tu fossi una mezza santa solo perché non eri mai uscita dal tuo piccolo mondo, e che costretta a praticare del sesso vero, non ti saresti tirata indietro.”
Le parole del notaio furono una mezza pugnalata, ma il seguito fu anche peggio.
“Tuo zio non diceva mai che l’occasione fa l’uomo ladro, ma che l’occasione fa la donna puttana, con tutto il rispetto per la qui presente Madame Loraine, e ha voluto dimostrare quanto avesse ragione usando anche te, l’unica sua nipote ben sapendo quanto lo disprezzassi.”
“Veramente era lui a volersi tenere lontano da me.” obbiettai con però poca convinzione.
“Questo è in parte vero, ma ricordi un giorno in cui gli hai detto grazie per qualcosa ? O ti sei dimenticata che pur essendo lui l’unico fratello del tuo defunto padre, sei voluta andare da sola all’altare pur di non averlo vicino, solo perché lo consideravi un pervertito ? E se lo era lui allora cosa sei tu oggi, o devo credere che ieri stavi recitando una parte, e non godendo come una vacca ?”
Pur sapendo dentro di me che il notaio avesse ragione, provai a obbiettare che le colpe non erano solo le mie, iniziando da un’educazione a dir poco rigida avuta dai miei genitori, e poi da una vita che era cambiata poco anche dopo il matrimonio, visto che avevo sposato un uomo bigotto almeno quanto loro.
“Non ti dirò nulla di quello che t’aspetta oggi, anche se visti i tuoi trascorsi non sarà per te un problema seguire le indicazioni che ti verranno date.” disse con tono serafico Madame Loraine “Domani però dovrà esser presente anche tuo marito, ma starà a te decidere cosa farne.”
“Mi scusi Madame ma non ho capito.”
“Mi spiego meglio, dovrai decidere se farlo semplicemente assistere a un tuo rapporto, che sia chiaro non potrà essere con un solo uomo, o renderlo partecipe a tuo piacere e del fatto che in fondo è solo l’ennesimo cornuto di questo mondo. Ora puoi andare anche perché qualcuno t’aspetta.”
Uscii senza salutarli per andare nella mia camera dove iniziai a spogliarmi, ma non ebbi tempo a sbollire la rabbia, che entrò Giselle con una bellissima ragazza dai lineamenti asiatici, un po’ più bassa di lei, ma forse per questo con forme più accentuate, che portava una grossa borsa di tipo sportivo.
“Priscilla lei è Keia e oggi sarai la nostra troietta.” disse Giselle dopo aver chiuso la porta “E visto quello che hai combinato in questi giorni non credo ti dispiacerà molto appagare le nostre voglie.”
Mi resi conto che ero praticamente nuda, con addosso solo slip e reggiseno, ma del resto credevo di dovermi preparare a un rapporto senza sapere che era come se fosse già iniziato.
“Scusa hai detto ?” chiesi non avendo compreso bene cosa volessero da me.
“Che oggi a scoparti ci penseremo noi due coi nostri bei cazzoni finti, ma stai tranquilla che non sarà per te una passeggiata come ieri, quando tutti ti hanno trattato coi guanti bianchi.” mi disse Giselle slacciandomi il reggiseno “Noi ti sfonderemo sul serio la fica e soprattutto il culo, così domani quando verrà quel gran cornuto di tuo marito, potrà vedere come ti abbiamo reso una troia degna di questo nome.”
Provai a dire qualcosa di sensato, come se fosse possibile farlo in un contesto come quello, ma mi ritrovai al centro del letto quasi senza accorgermene, con le due ragazze che si contendevano le mie labbra prima, e tutto il resto del corpo poi.
Sapevo che non solo non potevo oppormi a loro, ma che non avrei neanche pensato di resistere a Giselle, la donna che aveva iniziato a frantumare il mio mondo di fin troppo deboli certezze. Ci ritrovammo così ben presto tutte e tre nude, con Keia che prese il comando da vera dominatrice.
“Leccami la fica e fammi godere.” mi disse sedendosi a gambe aperte.
Mi sistemai carponi fra le sue cosce per obbedirle, mentre Giselle si sedeva vicino a lei per poterla baciare. Non so per quale folle motivo nacque in me un sentimento di gelosia, quasi considerassi Giselle “roba mia”, e vederla scambiare effusioni con un’altra donna fosse oltraggioso nei miei confronti.
“Non vorrai consumare la lingua sulla sua fica.” mi disse Giselle ridacchiando “Quindi vieni qui e fai godere anche me.”
Le due donne continuarono a scambiarsi dolci effusioni, mentre io ero sempre in ginocchio fra le gambe di una di loro, a ritrovarmi sempre più eccitata nonostante nessuna facesse qualcosa per me.
“Lo sai che poi ti romperemo il tuo bel culo come non ha ancora fatto nessuno ?” mi disse Keia con un certo disprezzo “Così quando tornerai da quel gran cornuto di tuo marito, il suo cazzetto ti ballerà dentro, e dovrai far finta di godere per non farlo sentire del tutto inutile.”
“Se è per quello il cornuto è già inutile, fosse solo perché ieri la troietta se n’è fatti quattro, e dovevi sentire come godeva !” le rispose Giselle.
“Allora cosa aspettiamo a farcela ? Dai inizia tu ma mettiti un bel cazzone altrimenti questa non sente nulla.”
Con la coda dell’occhio vidi Giselle indossare un grosso strap-on, per poi mettersi dietro di me ed iniziare a scoparmi peggio d’un uomo.
“Non ci crederai ma questa è già un lago.” disse Giselle “E per quanto possa sembrarti folle aveva il culo vergine prima di venire qui.”
“Allora quello è mio !” esclamò Keia alzandosi in piedi “Tu intanto portala su di giri che poi mi ci diverto io.”
Così mentre una mi sbatteva dandomi in continuazione della puttana, l’altra indossava uno strap-on forse ancora più grosso, che poi ungeva per poterlo usare con maggiore libertà.
Quando vidi Keia prendere il posto di Giselle ebbi un attimo di paura, ma poi non fu così violenta come voleva apparire, e mi sodomizzò con una certa calma.
“Priscilla brutta troia, di un po’ alla mia amica quanto ti piace prenderlo nel culo.” mi disse Giselle infilandomi due dita in bocca
“Tanto, mi piace tanto farmi inculare.” risposi sperando che l’altra non mi prendesse in parola.
Keia invece iniziò a spingere con sempre più forza, ma soprattutto aumentando la velocità con la quale mi entrava dentro.
“Hai ragione ha il culo stretto ma bello voglioso.” disse Keia sempre più presa nel suo ruolo di dominatrice “Secondo me non aspetta altro che ce la facciamo in due.”
Giselle non le rispose, ma mi tirò verso di sé indicandomi fin troppo chiaramente il fallo che aveva fra le gambe, così non mi rimase che salirle sopra e farlo sparire dentro la mia passera. Keia non aspetto un secondo ma si sistemò dietro di me per riprendere dove aveva lasciato.
Messa in mezzo a quelle due furie iniziai a urlare, ma non certo per il dolore, quanto per il piacere che mi stavano donando, avendo subito un violento orgasmo, e un altro poco dopo.
“Se non fosse che presto sarai ricca, potresti lavorare qui per quanto sei puttana dentro.” mi disse Keia tirandomi per i capelli “Altro che donna morigerata, a te piace solo prenderlo dentro, e meglio se ti riempiono fica e culo, non è vero ?”
“Sì è così e non ci posso far nulla, anzi voglio che sia sempre così e fanculo il resto.” le risposi desiderando solo che non smettesse nessuna delle due.
“Bene allora girati e mettitelo nel culo da sola.” m’ordinò l’asiatica tirandosi indietro.
Le ubbidì aspettando quasi con trepidazione che riempisse la mia passera col suo fallo, ma lei puntò dritta al buchetto già occupato da quello di Giselle. Non dissi nulla perché non solo non potevo fare niente, ma soprattutto perché volevo sapere com’era prendere due membri anche se finti nel culo.
Provai subito un discreto dolore, anche se Keia non fu come al solito una furia, ma del resto credo che le fosse difficile esserlo in quella situazione. Quello che oramai consideravo l’anticamera del piacere però non scemava tanto che ebbi la netta sensazione di aver esagerato, e che quello fosse davvero troppo.
Poi come per magia non sentii più alcun dolore, e una leggera sensazione di piacere iniziò a viaggiare dall’ano fino al cervello, diventando sempre più grande, sino ad esplodere in un orgasmo talmente violento che mi lasciò senza fiato.
Le due donne però fecero quasi finta di nulla, rallentando giusto il tempo di farmi riprendere, per poi tornare a martellarmi come prima.
“Giselle secondo te cosa dirà domani il cornuto vedendo questa troia farsi scopare da chiunque le sia vicino ?” domandò Keia all’altra prostituta.
“Che abbiamo fatto un gran lavoro !” le rispose Giselle afferrandomi da dietro il seno “Ha lasciato una mezza vergine, per ritrovarsi una che prende due cazzi alla volta come io prendo un caffè, e secondo me può ancora fare meglio.”
“Hai ragione, con gli uomini ci sono dei problemi di dove metterli, con noi due no.”
Keia mi fece mettere carponi al centro del letto, per poi poggiare fra i miei piedi diversi falli presi da un cassetto, e per mia fortuna anche un grosso flacone di lubrificante.
“Perché non lasciamo perdere la gomma e facciamo all’antica ?” propose Giselle all’altra donna, che accettò quasi urlando il suo sì.
Così mentre Keia mi metteva più lubrificante possibile su entrambe le porte del piacere, Giselle si ungeva abbondantemente la mano, facendomi capire quello che sarebbe successo.
Le sue tre dita entrarono nella mia passera senza incontrare alcuna resistenza, e fu lo stesso quando diventarono quattro.
“Adesso te la riempio per bene, tanto godrai come al solito.” mi disse prima di mettere anche il pollice in quel cuneo di dita che stava per far entrare dentro la fica.
Non provai alcun dolore, ma una scossa di piacere così forte che quasi mi spense il cervello, e tale da non farmi neanche urlare per quanto stavo godendo.
“Ora tocca a me.” mi disse Keia facendo entrare le prima dita dentro il mio buchetto.
Forse fu per pazzia, o forse ero diventata la donna più vogliosa dell’intero pianeta, ma non solo non dissi nulla, ma portai le mani sul sedere in modo d’allargare il più possibile la porta del peccato.
Keia fece esattamente quello che aveva fatto poco prima Giselle, aggiungendo un dito alla volta in modo che l’orifizio s’abituasse gradualmente ad esser riempito. Quando le dita divennero quattro iniziai a urlare per il piacere, aspettando quasi con ansia che la sodomizzazione diventasse completa.
Nel momento in cui Keia m’infilò tutta la mano nel culo venni per l’ultima volta, ma questa volta finendo sdraiata sul letto, esausta ma appagata come non m’era mai successo.
Sentii le loro mani uscire da dentro di me, e poco dopo andare via ridacchiando non so per quale motivo, lasciandomi sfinita sul letto, un po’ dolorante ma felice di quel che era successo.
“E chissà domani cosa succede col cornuto.” pensai prima di crollare per un paio d’ore di sonno, che mi rigenerarono soprattutto nel fisico.
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